Presentazione dell’Arciprete su San Michele Arcangelo.
Michele, in ebraico “Mi-Ka-El”, che significa “Chi Come Dio”, indica una scelta, una via, un percorso che l’uomo, dotato dal Creatore di libero arbitrio, può seguire per diventare alleato di Michele e soldato di Cristo nel combattimento quotidiano contro il Male.
«Scoppiò una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme ai suoi angeli, ma non prevalse e non vi fu più posto per loro in cielo. E il grande drago, il serpente antico, colui che è chiamato diavolo e il Satana e che seduce tutta la terra abitata, fu precipitato sulla terra e con lui anche i suoi angeli.» (Apoc. 12, 7-9).
Prima di diventare “il Diavolo”, questo angelo decaduto, si chiamava Lucifero, che vuol dire “Portatore di luce”, vale a dire l’Angelo più splendente tra i puri spiriti creati da Dio. Egli, però, mosso dalla superbia e dall’invidia osò ribellarsi ai disegni del suo Creatore.
Il Profeta Isaia nella sua invettiva contro il re di Babilonia usa la stessa immagine della sconfitta di Satana: Negli inferi è precipitato il tuo fasto. Sotto di te v’è uno strato di marciume, e tua coltre sono i vermi. Come mai sei caduto dal cielo, astro del mattino, figlio dell’aurora? Come mai sei stato gettato a terra, signore di popoli? Eppure tu pensavi nel tuo cuore: «Salirò in cielo, sopra le stelle di Dio innalzerò il mio trono, dimorerò sul monte dell’assemblea, nella vera dimora divina. Salirò sulle regioni superiori delle nubi, mi farò uguale all’Altissimo». E invece sei stato precipitato negli inferi, nelle profondità dell’abisso! (Isaia 14,11-15). – Chissà quanti potenti della terra oggi vogliono salire al posto di Dio, illusi nella loro potenza e nella loro superbia! – Invece, una voce dalle schiere celesti gridò: «Chi come Dio?». Fu questo il grido di battaglia che risuonò all’inizio dei tempi nel cielo durante l’immane combattimento tra Michele e “il serpente antico”, chiamato Diavolo e Satana. San Michele riunì sotto il suo vessillo tutti gli Angeli buoni e irruppe nella lotta non confidando nella sua forza, ma in quella di Dio, e vinse la battaglia perché era Dio stesso che combatteva e lo sosteneva. E il grande drago fu precipitato sulla terra e con lui anche i suoi seguaci. La battaglia, tuttavia, non si esaurì allora. Satana, infatti, è qui sulla terra che tenta ancora una “rivincita”, cercando incessantemente di sedurre e ingannare l’uomo e ostacolare così il Suo progetto salvifico e la venuta del Regno. È Dio che affida al grande Campione della fede e alle sue schiere angeliche il compito di tenere a bada sulla terra l’Angelo decaduto e i sui seguaci, fino a quando il Figlio, Cristo Gesù, tornerà alla fine dei tempi per l’ultimo e inappellabile Giudizio. San Michele è il Paladino della fede, il difensore della Chiesa universale. E noi vogliamo essere con lui in questo combattimento contro il Male, perciò lo abbiamo eletto nostro Patrono.
L’esempio dell’Arcangelo Michele ci spinge a rimuovere ogni forma di compromesso con il male, attraverso l’esortazione a combattere per la vittoria della Verità. È impossibile, tuttavia, raggiungere la Verità senza la fede. D’altra parte, nel nostro vivere quotidiano, cos’è la fede se non il fidarsi della promessa di un amico sincero, il credere fermamente in un determinato progetto, in un qualcosa che si vuole e si desidera raggiungere, cioè la libertà e la pace? Ciò, però, esige spirito di dedizione, costanza nel perseguirlo. Spesso si presenta come un itinerario cosparso d’incertezze, di sacrifici, di rinunce e la necessità di andare controcorrente rispetto alla mentalità del mondo. E quando ci si stanca nel cammino, sopraggiunge l’insofferenza, la fede si affievolisce e si cercano scorciatoie, sentieri più facili ma precipitosi. Si finisce così col perdersi nei meandri della faciloneria e della verità relativa, che non è più l’originaria meta, ma un surrogato, un qualcosa che appaga provvisoriamente e che, tutto sommato, siamo pronti a mettere in discussione giorno per giorno, smarrendo la via maestra, l’originario progetto. «È urgente, perciò, – ci esorta papa Francesco -recuperare il carattere di luce proprio della fede perché, quando la sua fiamma si spegne, anche tutte le altre luci finiscono per perdere il loro vigore. La luce della fede possiede, infatti, un carattere singolare, essendo capace di illuminare tutta l’esistenza dell’uomo. Perché una luce sia così potente, non può procedere da noi stessi, deve venire da una fonte più originaria, deve venire, in definitiva, da Dio. La fede nasce nell’incontro con il Dio vivente, che ci chiama e ci svela il suo amore, un amore che ci precede e su cui possiamo poggiare per essere saldi e costruire la vita.» (Lumen Fidei, Lettera enciclica di papa Francesco, § 4, 29 giugno 2013). Nella fede, alimentata dalla preghiera, dall’ascolto della Parola e dalla partecipazione all’Eucarestia, si trova la bellezza della vita!
Se ci lasciamo avvolgere dalla luce della fede, rimarremo nella sua parola, saremo davvero suoi discepoli, conosceremo la verità e la verità ci farà liberi (cfr Gv 8, 31s).
don Fernando